Un messaggero della tradizione yogica
Yogananda non insegnò pratiche nuove, bensì l’antica conoscenza yogica dell’India.
La spiritualità è stata da sempre il vero cuore dell’India e, da millenni, rappresenta la sua identità più profonda e autentica. Di generazione in generazione, grandi rishi (santi) hanno mantenuto viva l’elevata conoscenza yogica e il vero «yoga», cioè l’unione con l’Assoluto.
Yogananda portò questa antica scienza della realizzazione del Sé a migliaia di anime assetate di autentica spiritualità.
Così egli spronava i suoi studenti: «Non credete a quello che insegno solo perché lo dico io. Dovete essere scienziati nel vostro laboratorio interiore. Lo Yoga non è un credo, al contrario, si basa su pratiche scientifiche e sull’esperienza interiore dell’individuo».
Una vita miracolosa
Grazie alla presenza di Yogananda, migliaia di vite furono trasformate ed elevate. Innumerevoli cuori si aprirono a un Dio d’Amore. Studenti di tutto il mondo cominciarono a praticare la meditazione: la porta dell’antica saggezza dello yoga era finalmente aperta all’Occidente. La vita di Yogananda ha portato una notevole trasformazione sulla Terra, i cui effetti sono vivi e visibili ancor oggi.
La sua “morte” fu ugualmente sorprendente. Dopo il trapasso di Yogananda, il suo corpo rimase incorrotto per tre settimane. Fu un fenomeno inspiegabile per la scienza, al punto che la rivista “Time” dedicò un articolo a questo evento eccezionale.
Con quest’ultimo insegnamento, Yogananda volle sicuramente convincere il mondo occidentale del valore supremo delle pratiche yogiche, della meditazione e del Kriya Yoga.
«La felicità» disse in molte occasioni «non viene da fuori, dalle cose, ma da dentro, dalla propria anima. Meditate. Liberatevi dalle necessità non necessarie. Vivete una vita semplice con ideali elevati, a contatto con la natura. È giunto il tempo di conoscere Dio!». Forse le sue parole non sono mai state così importanti e attuali come oggi.
Cronologia di una vita benedetta
Mukunda Lal Ghosh (Yogananda) nasce a Gorakhpur, dove vive dal 1893 al 1902 (capitolo 1 Autobiografia di uno yogi).
Dal 1902 al 1904 (fino all’età di undici anni) risiede a Lahore, dove la Divina Madre risponde amorevolmente alle sue preghiere per ricevere i due aquiloni (capitolo 1).
Dal 1904 al 1906 la famiglia di Yogananda vive a Bareilly. A quell’epoca Yogananda perde la sua amata madre, che muore a Calcutta (cap. 2 ).
Per breve tempo, da maggio a luglio del 1906, Yogananda, all’epoca chiamato Mukunda, vive con la famiglia a Chittagong.
All’età di tredici anni si trasferisce a Calcutta e fa la conoscenza di numerosi santi e yogi.
A diciassette anni, nel 1910, incontra il suo guru, Sri Yukteswar, che lo incoraggia a iscriversi all’università (capitolo 10).
Nel 1917 avvia una scuola a Dihika, nel Bengala, e nel 1918 la trasferisce a Ranchi (capitolo 27).
Nel 1920 parte per l’America (capitolo 37), dove rimane per il resto della vita, diffondendo con successo il messaggio del Kriya Yoga.
Per i primi tre anni, dal 1920 al 1923, risiede e insegna stabilmente a Boston.
Dal 1923 Yogananda compie numerosi viaggi da una costa all’altra degli Stati Uniti, tenendo conferenze nelle più grandi sale delle principali città americane. Migliaia di persone lo ascoltano in ogni città. Nel 1924 visita l’Alaska, nel 1929 il Messico. Scrive libri e lezioni a distanza dei suoi insegnamenti. Pubblica inoltre una rivista, alla quale dà inizialmente il nome East-West Magazine.
Il 25 ottobre 1925 Yogananda stabilisce il suo quartier generale a Mount Washington, Los Angeles.
Dal 1925 al 1933 continua a tenere conferenze di fronte a migliaia di persone in tutta l’America. La sua fama si diffonde.
Il 24 gennaio 1927 il Presidente Coolidge lo accoglie alla Casa Bianca. Nel 1929 è ricevuto dal Presidente del Messico, Portes Gil, e nel 1949 incontrerà il primo ministro indiano Jawaharlal Nehru durante la sua visita a San Francisco.
Nel 1934 Yogananda conclude la sua «campagna» in America e si ritira principalmente a Mount Washington, sulle colline sopra Los Angeles.
Nel 1935 ritorna in India (capitolo 40). Lungo il percorso si ferma in Europa, visitando l’Inghilterra (dove tiene discorsi a Londra e visita Stonehenge), la Scozia, la Francia, il Belgio, l’Olanda, la Germania (dove incontra Teresa Neumann, capitolo 39), la Svizzera, l’Italia (Venezia, Assisi, Roma), la Grecia (i templi di Atene), Israele (Betlemme e Gerusalemme), l’Egitto (le antiche piramidi). In India si reca a Bombay, Wardha (dove visita il Mahatma Gandhi, capitolo 44), Calcutta, Serampore, Ranchi, Mysore (dove incontra C.V. Raman, Premio Nobel per la fisica), Bangalore, Hyderabad, Madras, Arunachala (dove visita Ramana Maharshi), il Kashmir. Tiene molti discorsi.
Nel dicembre del 1935 Sri Yukteswar gli conferisce il più alto titolo spirituale, Paramhansa. Nel 1936 Yogananda visita il Kumbha Mela ad Allahabad (capitolo 42), si reca ad Agra (dove visita il Taj Mahal), Brindaban (dove incontra Swami Keshabananda e visita gli antichi templi), Delhi, Meerut (un tempo residenza di suo fratello Ananta), Bareilly (in visita presso un amico d’infanzia), Gorakhpur (il suo luogo di nascita) e Benares (dove visita il tempio di Vishvanath e la casa di Lahiri Mahasaya, capitolo 31). All’inizio del marzo 1936,
rientrato a Calcutta, un telegramma lo richiama a Puri: là Sri Yukteswar entra nel mahasamadhi il 9 marzo (capitolo 42).
Il 19 giugno, a Bombay, Yogananda è testimone della resurrezione del suo guru (capitolo 43).
Nel settembre del 1936 ritorna in Inghilterra per alcune settimane, tenendo nuovamente dei discorsi. Arriva a New York alla fine di ottobre e fa ritorno a Mount Washington negli ultimi mesi del 1936 (capitolo 47).
Yogananda riceve come regalo dal suo discepolo più avanzato, Rajarsi Janakananda, un bellissimo eremo a Encinitas (capitolo 48). Inizia per lui un periodo di intensa scrittura.
Nel 1938 inaugura a Encinitas il Golden Lotus Temple of All Religions (il Tempio del loto dorato di tutte le religioni), che sprofonderà nell’oceano nel 1942.
Nel 1938 Yogananda inaugura la Self-Realization Church of All Religions (la Chiesa della realizzazione del Sé di tutte le religioni) a Washington, DC.
Nel 1939 a Dakshineswar, in India, viene fondato il quartier generale della Yogoda Satsanga Society.
Nel 1942 Yogananda inaugura la Self-Realization Church of All Religions a Hollywood.
Nei primi anni Quaranta Yogananda avvia una “Colonia di fratellanza mondiale” a Encinitas, invitando le famiglie a risiedervi (capitolo 48).
Nel 1943 inaugura la Self-Realization Church of All Religions a San Diego.
Nel 1946 pubblica la sua opera più famosa, Autobiografia di uno yogi.
Nel 1947 inaugura la Self-Realization Church of All Religions a Long Beach e nel 1948, a Phoenix.
Nel 1949 riceve in dono la proprietà di Lake Shrine, che inaugura nell’agosto del 1950.
Nel 1951 apre l’India Center a Hollywood, con un ristorante e una biblioteca.
Negli anni fra il 1950 e il 1952 Yogananda trascorre molto tempo nel suo ritiro nel deserto a Twenty-Nine Palms, completando i suoi scritti, specialmente i commenti alla Bhagavad Gita.
Il 7 marzo del 1952, al Biltmore Hotel di Los Angeles, durante un evento in onore dell’ambasciatore indiano negli Stati Uniti, Mr. Sen, Yogananda lascia il corpo. Egli conosceva in anticipo il giorno, la causa e le circostanze della propria morte. Il suo caso è unico nella storia americana. Il suo corpo rimase straordinariamente incorrotto per venti giorni: quando la bara fu chiusa, tre settimane dopo la morte, non vi era alcuno dei normali segni di decadimento corporeo e Yogananda appariva come se stesse pacificamente dormendo. Questo stato «senza precedenti» di perfetta preservazione fu descritto nella lettera, autenticata da un notaio, del direttore del Forest Lawn Memorial Park, il cimitero di Los Angeles dove è sepolto Yogananda; fu anche portato all’attenzione nazionale da un articolo apparso sulla rivista Time, il 4 agosto 1952. Mai prima di allora l’America era stata testimone di un evento tanto straordinario. In questo modo, il grande Maestro lasciava al mondo un’ultima testimonianza della verità degli antichi insegnamenti yogici descritti nella sua Autobiografia di uno yogi. Il mondo occidentale rimase sbalordito di fronte a tale miracoloso stato di incorruttibilità.